Russia, repressione LGBTQ+: oltre 100 condanne in un anno per “estremismo”

3 Luglio 2025

Human Rights Watch denuncia una caccia legale e ideologica contro le persone LGBTQ+. Multe, arresti, espulsioni e censura: ecco la nuova normalità in Russia sotto Putin.

Una sciarpa arcobaleno, un post sui social, un libro in libreria, un bacio, un meme. Gesti quotidiani, innocui, che in Russia oggi possono costare una multa salata, giorni di detenzione o perfino il carcere. Secondo Human Rights Watch, dal gennaio 2024 – data di entrata in vigore della legge che criminalizza ogni forma di attivismo LGBTQ+ – sono oltre 100 i procedimenti giudiziari legati a presunti atti di “estremismo” queer. Di questi, almeno 20 sono penali, mentre i restanti si collocano nell’ambito amministrativo.

Un’ondata repressiva, accelerata dalla storica sentenza della Corte Suprema russa di novembre 2023, che ha bollato il “Movimento LGBT Internazionale” come organizzazione estremista. Da allora, ogni simbolo, parola o gesto pubblico riferibile alla comunità LGBTQ+ può diventare oggetto di accusa.

Il volto concreto della persecuzione

I casi riportati sono numerosi e allarmanti:
– Una persona arrestata per aver postato una bandiera arcobaleno su VKontakte.
– Una donna detenuta per aver indossato orecchini colorati.
– Tre editori incriminati per aver pubblicato romanzi con personaggi queer.
Biblioteche multate, bar chiusi, studenti espulsi dall’università, librerie costrette a distruggere titoli considerati “non conformi”.

Persino l’app Duolingo è stata obbligata a rimuovere contenuti educativi LGBTQ+, mentre la Elton John Foundation è stata bandita dal territorio nazionale. In totale, le sanzioni per “propaganda gay” emesse tra il 2023 e il 2024 sono oltre dieci volte superiori a quelle dei due anni precedenti.

Database e sorveglianza di Stato

Secondo il media indipendente Meduza, il governo russo starebbe creando un database elettronico delle persone LGBTQ+ residenti nel Paese. Una pratica che, in combinazione con i continui blitz delle forze dell’ordine nei locali queer, disegna un inquietante scenario di sorveglianza e schedatura di massa.

Un intero mondo ridotto alla clandestinità

Le due principali organizzazioni LGBTQ+ russe, Sphere e Coming Out, hanno registrato un’esplosione di richieste di asilo, protezione internazionale, visti umanitari. Molte associazioni hanno interrotto ogni attività pubblica, spostandosi nel sottosuolo o chiudendo del tutto. Eventi queer, spazi aggregativi e manifestazioni culturali sono stati cancellati o proibiti, in quella che Human Rights Watch descrive come una “cancellazione sistematica della cultura queer”.

“Valori tradizionali” come arma politica

Per Hugh Williamson, direttore Europa e Asia Centrale di Human Rights Watch, “le autorità russe strumentalizzano il sistema giudiziario per silenziare e demonizzare la comunità LGBTQ+”, in nome della protezione dei “valori tradizionali”. Una retorica ormai centrale nella propaganda di Putin, usata per rafforzare l’identità nazionalista e spostare l’attenzione da crisi interne e isolamento internazionale.

La comunità internazionale: parole, ma poche azioni

Human Rights Watch e numerose ONG chiedono ai governi europei e occidentali di:

  • Condannare pubblicamente le leggi discriminatorie russe;
  • Offrire rifugi sicuri e vie di fuga legali per le persone LGBTQ+ perseguitate;
  • Sostenere attivamente le associazioni in esilio o in clandestinità.

Ma finora le risposte sono state tiepide, insufficienti, frammentarie.

“Isolamento, solitudine, paura”: parole chiave del 2025

Un attivista russo, intervistato da Sphere, sintetizza così il clima nel Paese:
“Oggi vivere da persona LGBT in Russia significa vivere nascosti, con la paura costante di essere scoperti, denunciati, arrestati. Non è vita. È una condanna silenziosa”. In una Russia sempre più chiusa e autoritaria, anche l’amore è diventato un crimine. E chi prova a raccontarlo, rischia tutto.

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