Matthew Drapper, sopravvissuto a una pratica definita illegale in molti Paesi, riceve un indennizzo storico. Un precedente che potrebbe cambiare il rapporto tra fede e diritti LGBTQIA+ in Europa.
Matthew Drapper, oggi 37 anni, non frequenta più le chiese. Ma il suo nome resterà nella storia dei diritti civili britannici. È infatti il primo cittadino del Regno Unito a ottenere un risarcimento ufficiale dalla Chiesa d’Inghilterra dopo aver subito una terapia di conversione. “Un esorcismo”, lo definisce lui stesso. Era volontario presso la St. Thomas Philadelphia Church di Sheffield quando, spinto dal desiderio di sentirsi accettato, partecipò a un “Encounter God Weekend”: un evento che doveva avvicinare i fedeli a Dio, ma che per lui si trasformò in un’esperienza traumatica. “Una scena da film horror”, racconta oggi. “Qualcuno in piedi sopra di me urlava di vedere i demoni che uscivano dal mio corpo. All’epoca ci credevo. Ora capisco di essere stato vittima di un abuso”. La vicenda è emersa grazie a un’inchiesta interna commissionata dalla diocesi di Sheffield a un ente indipendente, che ha confermato: l’esorcismo c’è stato. E l’obiettivo era “cambiare l’identità sessuale di Drapper”.

Un risarcimento simbolico che apre un precedente legale
L’accordo tra Matthew Drapper e la Chiesa è stato raggiunto fuori dal tribunale, per evitare un lungo processo. L’importo non è stato reso pubblico nei dettagli, ma si parla di “una somma a cinque cifre”. Secondo l’avvocato Richard Scorer, si tratta “del primo caso in assoluto in cui una chiesa britannica ha pagato danni a una persona sottoposta a pratiche di conversione”. Un precedente potenzialmente rivoluzionario, tanto da rilanciare il dibattito sulla necessità di vietare definitivamente tali pratiche nel Regno Unito. “Avrei voluto arrivare in aula, ma il rischio era che la causa venisse bloccata per questioni tecniche”, ammette Drapper. “Spero che la mia storia serva ad altre persone”.

Terapie di conversione: un problema ancora europeo
Secondo i dati dell’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali, nel 2024 il 25% delle persone LGBTQIA+ europee ha dichiarato di essere stata sottoposta almeno una volta a terapie di conversione, sotto forma di percorsi religiosi o pseudoterapie psicologiche. In alcuni Paesi, come Germania, Francia e Spagna, le pratiche di conversione sono già vietate per legge. Il Regno Unito ha annunciato il divieto già nel 2018, ma il provvedimento non è ancora entrato in vigore. In Italia, la situazione resta ancora più ambigua: nessuna legge specifica vieta le terapie di conversione, nonostante proposte come quella avanzata da Alessandro Zan nel 2024. Proprio grazie a due emendamenti firmati da Zan, il Parlamento europeo ha approvato per la prima volta una definizione legale di “pratiche di conversione”: trattamenti violenti, spesso imposti ai minori, finalizzati a modificare orientamento sessuale o identità di genere.
La voce di Matthew: “Oggi ho trovato pace, ma non grazie alla Chiesa”
“Ci ho messo anni per capire di non essere io il problema”, racconta Drapper. Dopo quell’evento, abbandonò la religione e intraprese un percorso psicologico autonomo. “Il messaggio che voglio lasciare è semplice: l’omosessualità non è un difetto da correggere. Non esistono demoni da scacciare. Esiste solo l’amore, nelle sue forme infinite.”