Dalla timida ragazza del Padrino all’icona senza età: viaggio nella vita di un’attrice che ha trasformato lo stile, la solitudine e l’autenticità in una forma d’arte
Cappello a tesa larga, guanti bianchi, sorriso disarmante. Diane Keaton non è mai stata una star come le altre. Ha attraversato oltre cinquant’anni di cinema americano senza mai rinunciare a se stessa: né alle sue paure, né alla sua voce tremante, né a quell’ironia sottile che l’ha resa un simbolo di libertà e intelligenza.
Quando nel 1972 apparve ne Il Padrino nei panni di Kay Adams, accanto a un giovanissimo Al Pacino, pochi avrebbero immaginato che quella figura minuta e curiosa avrebbe cambiato la percezione di cosa potesse essere un’attrice protagonista. Non una diva distante, ma una donna reale, complessa, imperfetta, irresistibilmente umana.
L’arte di non assomigliare a nessuno

Keaton non ha mai seguito le regole: né quelle del cinema, né quelle della moda, né quelle della vita. Mentre Hollywood esaltava l’ideale femminile levigato e conforme, lei sceglieva abiti maschili, cravatte oversize e completi sartoriali che presto sarebbero diventati la sua firma. La costumista Ruth Morley, che lavorò con lei in Io e Annie, raccontò anni dopo: «Diane non interpretava lo stile, lo incarnava. Era come se avesse capito che l’eleganza nasce dall’indipendenza».
Woody Allen, l’amore e la distanza
La sua relazione professionale e sentimentale con Woody Allen ha segnato un’epoca. Io e Annie (1977) non fu solo un film, ma un ritratto sincero e ironico della loro storia. Keaton vinse l’Oscar come miglior attrice protagonista, ma ciò che rimase fu un personaggio: una donna che amava senza annullarsi, che sapeva ridere anche della fine. «Annie Hall ero io», ha dichiarato in un’intervista. «Con le mie esitazioni, i miei errori, la mia libertà».

Mai sposata, ma pienamente madre
Diane Keaton non si è mai sposata. Una scelta che, negli anni Settanta, fece discutere, ma che oggi appare come un gesto di coerenza e autodeterminazione. «Non ho mai trovato un motivo sufficiente per farlo», ha detto con il suo tono ironico. «Ma ho trovato moltissimi motivi per innamorarmi della vita». A 50 anni decise di adottare due figli, Dexter e Duke. “La maternità mi ha reso più vera”, ha confidato più volte. “Mi ha insegnato a essere meno spaventata e più presente”.
Una carriera che non conosce età


In un’industria che spesso mette le attrici “in panchina” dopo i 40, Keaton ha continuato a lavorare con ruoli complessi e vitali: Tutto può succedere, Something’s Gotta Give, Morning Glory, Book Club. Sempre ironica, sempre elegante, sempre un passo avanti. Il critico americano Richard Lawson l’ha definita “l’ultima vera eccentricità di Hollywood”: un’icona che riesce a essere vintage e moderna allo stesso tempo, senza mai forzare la propria immagine.
Il coraggio di essere se stessi
Dietro la comicità, Diane Keaton ha sempre mostrato una profonda malinconia. Collezionista di cappelli, fotografa, scrittrice, restauratrice di case, ha vissuto molte vite parallele, sempre guidata da una sola regola: non somigliare a nessuno. Il suo è stato un femminismo gentile ma rivoluzionario: quello che non urla, ma mostra, giorno dopo giorno, che la libertà passa anche attraverso i dettagli – un cappello storto, una frase fuori posto, un sorriso timido.

Come scrisse una volta lei stessa nel suo libro Then Again:
“Non ho mai voluto essere perfetta. Ho solo voluto essere viva, e ridere abbastanza da dimenticare di avere paura.”
L’eredità di un’irregolare
Oggi, rileggendo la sua carriera e le sue scelte di vita, Diane Keaton appare come una delle figure più coerenti e autentiche della cultura americana. Ha insegnato a Hollywood, e a noi, che la grazia non è conformità, che l’età non cancella il desiderio e che il fascino nasce dalla vulnerabilità. In un mondo che cerca continuamente di incasellare le persone, Diane Keaton ha scelto l’unica etichetta che non passa mai di moda: essere se stessi.