Bonate Sopra traccia la strada: inaugurato il primo cartello “Stop Omotransfobia” d’Italia

11 Giugno 2025

Un gesto simbolico con valenza civica: la comunità bergamasca lancia un messaggio forte e concreto, tra scuola, territorio e diritti.

Nella giornata di oggi il sindaco Matteo Rossi ha inaugurato, tra gli applausi dei presenti, il primo cartello stradale in Italia con la scritta “Stop Omotransfobia”, posto all’ingresso del paese. L’iniziativa, promossa in collaborazione con le associazioni LGBTQ+ locali, trasforma uno spazio pubblico in un manifesto di valori condivisi .

“Un segnale ai cittadini, non solo un cartello”

Il sindaco Rossi non ha nascosto l’importanza simbolica e pratica del gesto, affermando:

“Portare la lotta all’omotransfobia nelle strade significa inserirla nella quotidianità, dove si costruiscono le relazioni di tutti i giorni.” Rossi ha inoltre sottolineato il fatto che Bonate Sopra è stato l’unico comune dell’isola bergamasca a dare patrocinio al Pride provinciale: “Vogliamo dimostrare che anche i piccoli centri possono essere fari di cambiamento.”

Un progetto che va oltre il cartello

Il cartello “Stop Omotransfobia” rientra in un piano più ampio che include laboratori nelle scuole, incontri per le famiglie e momenti formativi per commercianti. Obiettivo dichiarato: trasformare l’atto simbolico in consapevolezza diffusa, camminando fianco a fianco con la comunità.

Ricezione e risonanza mediatica

L’iniziativa è stata accolta con favore da media e social, che ne hanno rilanciato l’importanza nazionale. Dai commenti emerge tono di approvazione e speranza: “Finalmente anche i piccoli centri possono dire la loro contro l’odio.” Bonate Sopra dimostra che i diritti non sono materia esclusiva delle metropoli: possono nascere e diventare attivi in ogni comunità. Il cartello, pur piccolo, porta con sé un messaggio potente: l’inclusione è un percorso quotidiano che richiede visibilità, educazione e coraggio civico. In questo senso, la scelta del sindaco Rossi e della comunità locale non è solo un gesto simbolico, ma un atto di partecipazione attiva e speranza vera

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