Durante un laboratorio per bambinə del Pride Village, Egle Doria, attivista e membro di Famiglie Arcobaleno, è stata insultata e spinta da un uomo. L’episodio riaccende l’allarme sull’odio omolesbobitransfobico legittimato dal clima politico.
L’aggressione subita da Egle Doria, attivista e madre appartenente all’associazione Famiglie Arcobaleno, nel pieno di un laboratorio per bambinə, è un segnale allarmante e profondamente doloroso. Non si tratta solo di un attacco individuale: è lo specchio di un clima ostile, legittimato e alimentato da una narrazione politica e culturale che colpevolizza chi esiste fuori dalla norma eterosessuale e cisgender.
Cos’è successo davvero
Nel cortile della sede CGIL di Catania, nel pieno del Pride Village, un uomo ha aggredito verbalmente e fisicamente Egle Doria urlandole insulti omofobi e misogini:
“Fate schifo. Come li avete fatti questi figli? Ve ne dovete andare dall’Italia”.
L’aggressione è avvenuta davanti a bambinə, proprio mentre si stava per svolgere “Letture bimbə”, un momento dedicato all’inclusione e alla narrazione condivisa. Il contrasto tra la violenza dell’attacco e la delicatezza del contesto è sconcertante.
Non è un caso isolato: è il prodotto di un clima
Come ha sottolineato Famiglie Arcobaleno, l’aggressione è figlia di un contesto ideologico che ogni giorno diffonde sospetto e odio contro le famiglie non conformi. Quando si tolgono diritti, si nega il riconoscimento dei figli, si impedisce l’adozione, si usa la parola “gender” come spauracchio, si legittima la violenza. E chi aggredisce, spesso, non agisce da solo: è il terminale di un discorso pubblico che delegittima e disumanizza.

La risposta: più visibilità, più orgoglio
La risposta è già arrivata: il Pride di Catania non si ferma, ma rilancia. La parata del 5 luglio sarà una risposta collettiva all’odio, con lo slogan “Polpo Mondo”, simbolo di un abbraccio che avvolge tutte le diversità. La comunità LGBTQIA+ – e chi ne condivide i valori – non può più permettersi silenzi o indifferenze. Di fronte a questi episodi, la scelta è netta: o si è complici, o si è alleati.
Le parole contano. E le azioni ancora di più.
“Non pensavamo che quello che consideriamo un luogo sicuro potesse essere teatro di violenza omofobica”
— Catania Pride
“Non resteremo in silenzio. Continueremo a lottare per un mondo dove nessuna famiglia debba subire violenze solo per esistere”
— Famiglie Arcobaleno
In un’Italia dove la politica contribuisce alla costruzione del nemico – il “genitore 2”, la “scuola gender”, il “Pride pervertito” – episodi come questo diventano inevitabili. Ma non saranno impuniti. La solidarietà, la visibilità e la lotta sono più forti. E continueranno.