21 Marzo 2025

Il governo Orbán intensifica la repressione contro la comunità LGBTQ+

Il 18 marzo 2025, il Parlamento ungherese ha approvato una legge che vieta la marcia del Gay Pride, segnando un ulteriore passo nella repressione dei diritti della comunità LGBTQ+ nel paese. La legislazione, promossa dal partito ultranazionalista Fidesz del primo ministro Viktor Orbán, è stata giustificata con la necessità di proteggere i minori, ma ha suscitato forti critiche sia a livello nazionale che internazionale.

La nuova legge modifica la normativa sulle riunioni pubbliche, vietando qualsiasi evento che “promuova o esibisca il cambiamento di sesso o l’omosessualità”. Le violazioni sono punibili con multe fino a 200.000 fiorini (circa 500 euro) e le autorità sono autorizzate a utilizzare tecnologie di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti.

Durante la discussione parlamentare, l’opposizione ha manifestato il proprio dissenso: alcuni deputati del partito Momentum hanno acceso fumogeni colorati e mostrato immagini manipolate di Orbán mentre baciava il presidente russo Vladimir Putin. Il sindaco liberale di Budapest, Gergely Karácsony, ha definito la legge un “attacco diretto ai diritti fondamentali e alla diversità”. ​

Le organizzazioni LGBTQ+, come Budapest Pride, hanno denunciato l’uso della comunità come capro espiatorio per distogliere l’attenzione da altre questioni politiche ed economiche. Nonostante il divieto, hanno annunciato l’intenzione di celebrare il 30º anniversario del Pride il 28 giugno, rivendicando il diritto costituzionale alla libertà di riunione.

La comunità internazionale ha reagito con indignazione. Il presidente del governo spagnolo, Pedro Sánchez, ha dichiarato che “l’Europa non deve permetterlo”, mentre la commissaria europea per l’Uguaglianza, Hadja Lahbib, ha definito la misura una “violazione flagrante dei diritti umani”. Amnesty International ha avvertito che la legge rappresenta un “regresso di tre decenni nei diritti LGBTQ+”.

Questo provvedimento si inserisce in una serie di azioni del governo Orbán volte a limitare i diritti della comunità LGBTQ+ dal 2021, tra cui il divieto di diffusione di contenuti sulla diversità sessuale nelle scuole, nei media e negli spazi pubblici.

La situazione in Ungheria solleva preoccupazioni sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, evidenziando la necessità di un’azione decisa da parte della comunità internazionale per garantire la tutela delle minoranze e delle libertà fondamentali.

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