LGBTI+ in Iran tra conflitto regionale e repressione interna

18 Giugno 2025

La comunità queer iraniana osserva con apprensione l’offensiva israeliana su Teheran, mentre in patria i diritti LGBTQ+ restano a rischio – tra repressione, esecuzioni e sopravvivenza quotidiana.

L’attacco israeliano contro obiettivi militari e nucleari iraniani ha scosso l’intera regione e ripercussioni si sono sentite anche tra gli attivisti queer, particolarmente esiliati. Molti vedono nel raid un colpo al regime, ma non senza timore:

  • Alcuni exiliati esprimono soddisfazione per il possibile indebolimento del governo iraniano, responsabile anche della repressione queer.
  • Altri, però, avvertono paura per ritorsioni o escalation del conflitto, mentre ONG invitano alla cautela e a solidarietà trasnazionale.

Diritti LGBTQ+ in Iran: una situazione drammatica

Le leggi iraniane puniscono l’omosessualità con la carcerazione, le frustate o addirittura la pena di morte . Nonostante permettano la transizione, questa rimane una concessione statalizzata e controversa .

  • Nel 2021, il caso del giovane Ali Fazeli Monfared, decapitato dalla famiglia dopo la sua dichiarazione di omo, ha acceso i riflettori sul rischio reale per la vita dei queer iraniani.
  • Organizzazioni come l’International Railroad for Queer Refugees offrono supporto a chi fugge per motivi di identità sessuale, ma centinaia restano intrappolati.

Resistenza e attivismo: “Queer, vita, libertà”

Dalla rivolta per la morte di Mahsa Amini nel 2022, la comunità queer iraniana ha radicato il proprio messaggio nei movimenti di protesta: “Queer, vita, libertà” è diventato uno slogan permanente. Nonostante il terrore sistemico, attivisti coraggiosi hanno partecipato a dimostrazioni clandestine, rilasciato comizi via internet e mantenuto vivo il dialogo internazionale.

Tra attacco esterno e persecuzione interna

Il quadro si complica:

  • Le offensive israeliane contro l’Iran vengono viste da alcuni queer iraniani come un contraccolpo al regime, che reprime la loro esistenza.
  • Ma l’escalation militare rischia anche di estendere lo stato di emergenza, giustificando nuove repressioni interne e limitazioni ai movimenti LGBTQ+ .

Cosa serve ora

  1. Protezione internazionale per chi rischia persecuzione per genere o orientamento sessuale.
  2. Monitoraggio continuo dei diritti in Iran, alla luce di nuove restrizioni connesse alla sicurezza nazionale.
  3. Solidarietà transnazionale, unendo lotte per la democrazia in Iran con diritti LGBTQ+, poiché le due battaglie sono inestricabili.

La comunità queer iraniana vive un drammatico paradosso: la speranza che l’offensiva israeliana possa destabilizzare un regime misogino e omofobo, messa in crisi dal timore di ulteriori repressioni interne. I diritti LGBTI+ in Iran restano precarissimi, ma l’attivismo resiste, costruendo ponti di solidarietà con l’occidente e chiedendo intervento globale.


6Rang: tra conflitto esterno e repressione interna

6Rang evidenzia il clima già letale per le persone queer in Iran: persecuzione sistematica, arresti arbitrari, torture e pene fino alla morte. L’ONG ricorda come l’identità queer sia criminalizzata e repressa quotidianamente dal regime. Secondo 6Rang, anche se alcuni tra gli attivisti in esilio vedono nell’attacco israeliano un segnale di speranza, essa sottolinea che la caduta del regime non equivale automaticamente a una conquista democratica per le persone LGBTQ+. La lotta per i diritti queer resta interna, indipendentemente da conflitti esterni. L’ONG denuncia la pratica del “sex change obbligatorio” come alternativa alla pena capitale – una politica statale nota e condannata da 6Rang stessa . Le guerre e minacce internazionali non modificano queste violenze quotidiane. 6Rang chiede all’ONU e alle democrazie di non «sentirsi confortate» da operazioni belliche, ma di impegnarsi concretamente per la protezione dei diritti LGBTIQ+ in Iran, sostenendo attivisti, facilitando esili o sanzionando i crimini di genere.

ADVERTISING

Eventi in programma

Altri
articoli