Il fondatore dei Sentinelli e consigliere regionale racconta il nuovo ricovero: “Due infarti evitati in sei mesi. Ora si parla di bypass. Vivo alla giornata, ma non mollo”.
MILANO – “Sono ancora vivo”, scrive Luca Paladini. Ma non c’è alcun sollievo in quella frase. Piuttosto la lucidità amara di chi sa di camminare su un filo. Il fondatore dei Sentinelli di Milano e attuale consigliere in Regione Lombardia, è tornato in ospedale per problemi cardiaci gravi, a poco più di sei mesi da un primo intervento al cuore. Quello che doveva essere un lento ritorno alla normalità, si è trasformato in un nuovo incubo: due stent su sei si stavano richiudendo, e una nuova stenosi ha costretto i medici a inserire un settimo. Le coronarie, scrive lui stesso, “si stanno restringendo in più punti. La situazione evolve in fretta, ed è peggiorata molto più del previsto”.

Un corpo sotto pressione, una voce che non si spegne
Paladini non ha mai nascosto nulla, nemmeno stavolta. Dai letti d’ospedale continua a scrivere. “Non lo faccio per pietà, ma perché è un modo per dare forma a ciò che provo. Perché ci sono persone che mi seguono, mi vogliono bene, e hanno diritto a sapere”. Domenica ha potuto tornare a casa, accanto al suo compagno di vita, Luca Caputa, che non ha mai lasciato il suo fianco. Ma la preoccupazione resta: “Non posso sperare di salvarmi sempre al novantesimo minuto. Si parla di bypass. Vivo alla giornata, nel senso più concreto del termine”.
Chi è Luca Paladini
Classe 1971, attivista, antifascista, laico, queer, Paladini è da anni un punto di riferimento per la comunità LGBTQIA+ italiana. Fondatore del collettivo I Sentinelli, nato nel 2015 come risposta satirica e civile alle manifestazioni ultraconservatrici, ha sempre unito ironia e indignazione, battaglie civili e dialogo politico. Eletto nel 2023 nel Consiglio regionale lombardo, ha portato dentro le istituzioni una voce scomoda ma essenziale, che ha dato rappresentanza a chi spesso resta fuori dai palazzi. Negli ultimi anni, ha continuato a difendere i diritti civili, combattere il linguaggio d’odio, denunciare le discriminazioni, senza mai smettere di esporsi, anche a costo di ritorsioni e minacce.

“La strada è sconosciuta, ma io ci sono ancora”
Con un tono sempre misurato, ma carico di dolore e consapevolezza, Paladini ha condiviso il suo stato d’animo con i suoi follower, con chi l’ha votato, con chi ha camminato al suo fianco nei cortei e nelle aule del potere:
“Chiedo scusa per i silenzi, per le mancate risposte. La verità è che non ho energie. Ma la vicinanza ricevuta in questi giorni mi ha scaldato il cuore. È tutto più difficile di quanto mi aspettassi. Ma c’è ancora tempo. E io lo voglio usare bene.”
Paladini non parla più di piani a lungo termine, di calendario politico o di obiettivi da raggiungere. Parla del tempo. Della qualità della vita. Dell’amore.
E in tutto questo, c’è ancora spazio per la lotta. Come scrive Caputa, il suo compagno:
“Lo aspetto a casa. Perché qui non si molla un c***o”.