«Mi volevano morto perché gay»: il grido di Antonino che scuote il Napoli Pride 2025

8 Luglio 2025

Sul palco del corteo partenopeo il cantante rompe il silenzio sull’odio online: «Se avessi avuto 15 anni quel commento mi avrebbe spezzato».

Piazza Municipio è un mare di bandiere arcobaleno quando Antonino Spadaccino prende il microfono. L’artista, volto noto di Amici e vincitore di Tale e Quale Show, decide di usare i pochi minuti a disposizione non per cantare ma per raccontare. «Qualcuno mi ha scritto di comprarmi una corda», confessa con la voce incrinata. La platea ammutolisce, poi esplode nell’urlo: «Non sei solo!». Il gesto trasforma il palco del Napoli Pride in un tribunale morale contro l’omofobia digitale, quella che si insinua nei commenti anonimi dei social network.

Il cantante sottolinea di avere «spalle larghe», ma immagina un adolescente alle prese col coming-out che legge lo stesso augurio di morte. «Forse ci crederebbe davvero», avverte. Il discorso si chiude con una frase che diventa slogan della giornata: «Sì, sono diverso, e per fortuna non assomiglio a chi semina odio». L’ovazione finale è la risposta collettiva di migliaia di persone radunate per rivendicare diritti e sicurezza.

Dalla vita privata all’impegno pubblico

Antonino aveva reso pubblica la propria omosessualità nel 2016, senza clamore mediatico: «Sono innamorato e un giorno vorrei sposarmi», disse allora. Da allora ha scelto i Pride come palcoscenico privilegiato per sostenere la comunità LGBTQIA+, convinto che la visibilità sia un’arma contro la discriminazione. La testimonianza a Napoli conferma questa linea: l’artista trasforma un insulto personale in un messaggio politico, ricordando che la violenza verbale può avere conseguenze tragiche quando colpisce i più fragili.

Approfondimento | I numeri (e le lacune) dell’Italia sull’odio anti-LGBTQIA+

Reati d’odio in crescita
Secondo i dati trasmessi da Roma all’OSCE, la polizia italiana ha registrato 1.106 episodi di hate crime nel 2023 – un quarto dei quali legati all’orientamento sessuale o all’identità di genere.

Discriminazioni diffuse
L’Istat rileva che quasi tre persone su quattro tra quelle omosessuali o bisessuali hanno subito almeno un episodio di discriminazione a scuola o all’università; una su tre l’ha subita nella ricerca di lavoro.

Lo stallo legislativo
Dopo l’affossamento del disegno di legge Zan nel 2021, l’Italia non dispone ancora di una norma specifica che punisca i crimini d’odio motivati da orientamento sessuale o identità di genere. Le associazioni – Arcigay in testa – chiedono di riprendere il testo e rafforzare i percorsi educativi nelle scuole.

La voce degli attivisti
«Gli insulti online sono la punta dell’iceberg: sotto c’è una cultura che tollera la derisione del diverso», denuncia il coordinamento Campania Rainbow. Durante il corteo napoletano, gli organizzatori hanno distribuito opuscoli con contatti di centri antiviolenza e sportelli di ascolto per le vittime di discorsi d’odio.

Perché questo racconto conta

La storia di Antonino ricorda che le aggressioni non si limitano alle strade: proliferano dietro gli schermi, colpiscono a qualsiasi ora, possono fare male tanto quanto un pugno. Portare quelle parole sul palco di un Pride significa togliere l’anonimato agli haters e restituire coraggio a chi, leggendo minacce simili, teme di non avere scampo. Finché una sola di quelle frasi potrà convincere un adolescente che “non vale niente”, l’urgenza di una legge efficace e di una cultura inclusiva resterà drammatica attualità.

ADVERTISING

Eventi in programma

Altri
articoli