Salvini e la destra attaccano, la replica: “Non è ideologia, ma amore genitoriale. Travolti da un’ondata d’odio”.
Una scelta simbolica per celebrare la nascita del figlio si è trasformata in una polemica nazionale. L’assessora al Sociale di Padova, Margherita Colonnello, ha appeso cinque fiocchi arcobaleno al posto del tradizionale azzurro o rosa per festeggiare l’arrivo del piccolo Aronne. Un gesto coerente con quanto promesso durante il Padova Pride lo scorso maggio, quando aveva dichiarato che non avrebbe imposto un colore, ma regalato l’arcobaleno come segno di libertà.

L’iniziativa, tuttavia, è stata subito strumentalizzata. Matteo Salvini ha commentato: “Congratulazioni, ma era necessario tutto questo?”, mentre dal palco del Meeting di Rimini ha ribadito che “la famiglia è fatta di una mamma e un papà” e che “fingere che il mondo non sia quello che è non ci porta da nessuna parte”.
Sulla stessa linea, Mariastella Gelmini (Noi Moderati) ha parlato di “deriva estremista”, mentre il deputato leghista Rossano Sasso ha ammonito: “Si nasce maschi o femmine, la sua ideologia non cambierà la realtà biologica”.
L’assessora replica: “Promessa di amore e inclusione”
Colonnello, travolta da insulti e attacchi social, ha deciso di chiarire la sua posizione. “Nostro figlio non ha ancora due settimane e ci siamo trovati dentro una polemica nazionale. I fiocchi arcobaleno non c’entrano con la biologia, ma con un messaggio di inclusione: saremo sempre al suo fianco, chiunque deciderà di essere”, ha spiegato.
La neo mamma ha respinto l’accusa di ideologizzazione: “Non gli abbiamo chiesto di scegliere se essere maschio o femmina. Gli abbiamo augurato di crescere libero dagli stereotipi che ancora oggi generano odio e discriminazione. Questo significa amore genitoriale”.

Il caso Colonnello mette in luce ancora una volta la frattura politica e culturale attorno ai temi dei diritti e della libertà educativa. Il gesto simbolico dei fiocchi arcobaleno, pensato come augurio di inclusione, è stato interpretato dalla destra come un atto ideologico, trasformandosi in strumento di scontro.
A difesa dell’assessora sono intervenuti la collega Cristina Piva, assessora alla Scuola di Padova, e l’europarlamentare Alessandro Zan, che ha definito “vergognoso” l’attacco mediatico subito da una famiglia appena nata: “Che tristezza: non si fermano nemmeno davanti a una nuova vita”.
La vicenda rivela come il linguaggio politico e la comunicazione social possano amplificare divisioni, alimentando campagne di odio che finiscono per travolgere non solo chi sceglie di esporsi, ma anche i loro affetti più intimi.