Dall’episcopato americano al pontificato, il nuovo Papa affronta il tema LGBTQ+ con linguaggio prudente ma accogliente. Tra fedeltà alla tradizione e apertura pastorale, il suo approccio solleva interrogativi e speranze nel mondo cattolico.
L’elezione di Papa Robert Francis Prevost nel conclave del 2025 ha portato al soglio pontificio un profilo singolare: un americano nato a Chicago, agostiniano, con lunga esperienza pastorale in America Latina e negli ambienti curiali. Uomo di dialogo, formatore e canonista, Prevost si è presentato fin da subito come un “ponte tra mondi diversi” – una definizione che calza perfettamente anche nel suo approccio ai temi LGBTQ+.
Nei suoi primi mesi di pontificato, il Papa ha mantenuto una linea che molti osservatori definiscono “pastoralmente aperta, ma dottrinalmente cauta”. In un’intervista rilasciata al settimanale cattolico “America Magazine”, Prevost ha dichiarato: “Ogni persona merita rispetto, dignità e accompagnamento spirituale. La Chiesa non può voltarsi dall’altra parte di fronte alle ferite dell’esclusione.”

Una frase che riecheggia il magistero di Papa Francesco, suo predecessore, ma che nel contesto attuale assume nuova risonanza. In particolare, Papa Robert ha più volte sottolineato il valore del dialogo personale e della pastorale di prossimità, evitando generalizzazioni o condanne.
Durante un’udienza privata con un gruppo di giovani cattolici LGBTQ+ provenienti da diversi Paesi, ha ascoltato testimonianze commosse di fede e rifiuto, senza mai intervenire con ammonimenti. Secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, avrebbe detto semplicemente: “La vostra fede è un dono prezioso. Non siete invisibili.”
Tuttavia, sul piano dottrinale, Papa Prevost si mantiene fedele alla posizione tradizionale della Chiesa. Il Catechismo, afferma, “resta punto di riferimento”, ma va letto con lo spirito della carità e non del rigore ideologico. Nessuna apertura a matrimoni tra persone dello stesso sesso né a cambiamenti sul piano sacramentale, ma un chiaro invito a superare atteggiamenti di esclusione e stigma.
I commenti nel mondo cattolico si sono polarizzati. I movimenti progressisti lodano la volontà del Papa di mantenere aperto il dialogo e di condannare ogni forma di omofobia. Al contrario, alcuni settori conservatori temono che il linguaggio del nuovo Pontefice possa essere frainteso come una legittimazione implicita delle unioni omosessuali.

Ma Papa Robert Francis Prevost sembra consapevole di camminare su un crinale delicato. “La verità senza amore ferisce. L’amore senza verità illude,” ha detto recentemente nel suo Angelus domenicale. Un equilibrio difficile, che richiede ascolto, discernimento e una profonda comprensione della complessità umana.
Nel contesto globale, le sue parole risuonano in modo differente da continente a continente. Se in Europa e nelle Americhe suscitano speranza e attenzione, in alcune realtà africane e asiatiche — dove la persecuzione delle persone LGBTQ+ è ancora una triste realtà — diventano potenzialmente rivoluzionarie.
Il pontificato di Papa Robert Francis Prevost è ancora agli inizi, ma già si delinea come un tempo di riflessione lenta, senza proclami, ma con segnali chiari. Non una rivoluzione dottrinale, ma un’evoluzione di tono. Un modo diverso di “essere Chiesa”, più vicino alle ferite delle persone e meno ossessionato dal giudizio. E forse, in tempi così frammentati, è proprio questo che molti credenti — e non — aspettavano.
Bufera sul fratello del Papa: Louis Martin Prevost accusato di transfobia
Nelle ultime ore, Louis Martin Prevost, fratello minore di Papa Leone XIV, è al centro di una polemica internazionale per alcuni messaggi transfobici pubblicati in passato sul proprio profilo Facebook personale.
I post, risalenti al 2021 ma recentemente riemersi, contengono affermazioni offensive contro le persone transgender, definite “confuse” e “una minaccia per la famiglia tradizionale”. Le frasi hanno immediatamente scatenato indignazione da parte di attivisti LGBTQ+, esponenti politici e parte del mondo cattolico progressista, che chiedono chiarimenti e condanne pubbliche.

Il Vaticano, interpellato sulla questione, ha rilasciato un comunicato sintetico: “Le opinioni private dei familiari del Santo Padre non rappresentano né riflettono il pensiero ufficiale della Santa Sede.” Nessun commento diretto, finora, da parte di Papa Leone XIV, noto per un atteggiamento pastorale aperto al dialogo con le comunità LGBTQ+.
Intanto, Louis Martin Prevost ha disattivato il proprio profilo social e non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. La vicenda solleva interrogativi delicati sulla responsabilità pubblica delle figure vicine al Papa e sul ruolo dell’inclusività nella Chiesa contemporanea.