Nel centenario della nascita, il TFF omaggia l’attore con 24 film e un manifesto iconico. Dopo Marlon Brando, il testimone passa a un altro gigante del cinema.
Il volto magnetico e lo sguardo trasparente di Paul Newman saranno il simbolo della 43ª edizione del Torino Film Festival, in programma dal 21 al 29 novembre 2025. A cento anni dalla nascita, l’attore statunitense sarà protagonista assoluto della retrospettiva e del manifesto ufficiale dell’evento. Dopo l’omaggio a Marlon Brando nell’edizione 2024, il festival guidato da Giulio Base prosegue il suo percorso di celebrazione delle icone cinematografiche del Novecento. Newman, attore, regista e attivista, sarà raccontato attraverso una rassegna di 24 pellicole: dal debutto negli anni ’50 ai ruoli maturi, passando per capolavori come Lo spaccone, Nick mano fredda, La stangata e Il colore dei soldi.
Una carriera scolpita nella storia del cinema
Paul Newman non è stato soltanto uno dei volti più amati del grande schermo, ma anche un simbolo di integrità, talento e impegno civile. In oltre cinquant’anni di carriera, ha interpretato personaggi tormentati, ribelli, affascinanti: ruoli che hanno ridefinito la mascolinità hollywoodiana e dato voce a generazioni in cerca di identità.
Il manifesto scelto per questa edizione del TFF riprende uno scatto del 1981, sul set del film Diritto di cronaca (Absence of Malice), diretto da Sydney Pollack. Un’immagine intensa, senza tempo, che restituisce tutta l’essenza di Newman: lo sguardo vigile, l’eleganza naturale, la forza quieta che l’ha reso una leggenda.
Giulio Base: “Newman raccoglie il testimone da Brando”
“Dopo Marlon Brando, era inevitabile rivolgere lo sguardo a Paul Newman,” ha spiegato Giulio Base, direttore del Torino Film Festival. “Amici, rivali, due titani che hanno definito il linguaggio cinematografico e condiviso l’impegno per i diritti civili. Con Newman celebriamo anche l’uomo che ha saputo coniugare arte e attivismo, cinema e coscienza.”
La scelta del TFF si inserisce in una visione curatoriale che guarda al passato con occhi contemporanei. In tempi di crisi culturale e identitaria, ricordare figure come Newman significa rilanciare un’idea alta di cinema: non solo intrattenimento, ma anche pensiero, emozione e responsabilità sociale.