La deputata democratica invita alla riflessione: “Abbiamo confuso l’urgenza con l’inflessibilità. Se sbagliare una parola significa essere esclusi, perderemo alleati importanti”.
Nel cuore di una stagione politica segnata da polarizzazioni sempre più profonde, Sarah McBride – prima parlamentare transgender al Congresso USA – alza la voce. Lo fa non per difendersi, ma per invitare a un esame di coscienza.
Ospite del podcast The Ezra Klein Show del New York Times, McBride ha scelto di rompere il silenzio su quello che lei considera il limite più grande dell’attivismo trans contemporaneo: l’incapacità di costruire alleanze durature, a causa di una comunicazione troppo spesso rigida, punitiva, assolutista.
«Non siamo arrivati a questo punto per colpa della comunità trans», chiarisce subito. «Ma il modo in cui abbiamo portato avanti le nostre battaglie ha smesso di essere efficace». Il riferimento è al brusco calo di consensi registrato negli Stati Uniti sui temi legati ai diritti delle persone transgender, soprattutto in ambito sportivo, sanitario ed educativo.
Il rischio della purezza politica: “Così restiamo soli”
Secondo McBride, la comunità progressista ha peccato di ingenuità dopo le conquiste simboliche degli anni passati, come il matrimonio egualitario. «Ci siamo illusi che il consenso fosse stabile. Ma molti ci hanno appoggiato solo per non ripetere l’errore fatto con le persone gay».

Con il ritorno dell’offensiva della destra – abilissima nel cavalcare paure e incomprensioni – quel sostegno si è rivelato fragile. La colpa, secondo la deputata, è anche di un linguaggio identitario troppo spesso usato per escludere anziché includere: «Abbiamo chiesto precisione assoluta, pretendendo che ogni alleato fosse perfetto. Ma chi non si sente all’altezza, smette di esserlo».
Grazia politica: cos’è e perché oggi è urgente
Il termine-chiave del suo ragionamento è grace, che McBride definisce come «la capacità di creare spazi dove l’errore non è sinonimo di condanna». È la scelta di non leggere ogni scivolone verbale come una dichiarazione d’odio. È l’umiltà di distinguere l’ignoranza dalla malizia.
«Non rispondere a un attacco a volte è più rivoluzionario che controbattere. E non vuol dire cedere, ma rifiutare di giocare su un terreno tossico», afferma.
Racconta di aver ricevuto critiche sia da destra (che voleva impedirle l’accesso ai bagni femminili al Congresso) sia da sinistra, per non aver cavalcato lo scontro social: «Mi accusavano di “normalizzare l’odio”. Ma non ogni battaglia si combatte a colpi di tweet».
APPROFONDIMENTO | Il calo del sostegno ai diritti trans negli USA
- 📊 I sondaggi recenti mostrano che oltre il 60% degli elettori americani oggi sostiene restrizioni sui diritti trans in contesti sportivi e scolastici, anche tra i democratici moderati.
- ⚖️ Dal 2021 a oggi, più di 20 Stati americani hanno approvato leggi per limitare le cure mediche affermative ai minori transgender.
- 📉 L’erosione del consenso colpisce anche l’ambito educativo: cresce il numero di genitori contrari all’insegnamento di tematiche LGBTQ+ a scuola, soprattutto nella fascia 5–13 anni.
Un movimento efficace o uno puro? McBride: “Dobbiamo scegliere”
Nel finale dell’intervista, McBride rivendica una visione politica fondata su pazienza, compromesso e ascolto: «Nessun diritto civile è mai stato ottenuto tutto insieme. Ogni passo avanti è stato il frutto di dialogo, fatica e persino contraddizioni».
Poi lancia un monito forte alla propria comunità: «Se continuiamo a escludere chi è d’accordo con noi nel 90% delle cose per un 10% di errori, avremo forse un movimento coerente, ma irrilevante. E la coerenza senza risultati è solo un esercizio sterile».
Infine, un appello che è anche un’eredità ideale: «Le generazioni prima della nostra avevano molte più ragioni per smettere di sperare. Eppure non l’hanno fatto. Per questo la speranza oggi non è un lusso: è un dovere».