“Stranizza d’amuri”: quando l’amore sfida l’odio. Il debutto intenso di Giuseppe Fiorello

9 Luglio 2025

Ispirato a una storia vera, il primo film da regista dell’attore siciliano racconta con delicatezza e coraggio un amore proibito nella Sicilia degli anni ’80. Un’opera che parla al presente, tra poesia e denuncia.

Una storia di passione e violenza, libertà e repressione, ambientata nella Sicilia rurale di quasi quarant’anni fa. Ma anche un film che vibra di attualità. Stranizza d’amuri, il primo lungometraggio diretto da Giuseppe Fiorello, è ora disponibile in streaming su RaiPlay e si candida a diventare una delle opere più significative del recente cinema queer italiano. Ispirato al tragico delitto di Giarre del 1980, quando due giovani furono trovati morti abbracciati in campagna, colpiti da un colpo d’arma da fuoco, il film prende le mosse da quei fatti per costruire una narrazione personale, intima e struggente, capace di scuotere tanto il cuore quanto la coscienza.

Una Sicilia chiusa e violenta, ma anche piena di luce

Stranizza d’amuri segue le vite di Gianni e Nino, due adolescenti molto diversi per indole e provenienza sociale, che si incontrano per caso in un paesino siciliano del 1982. Il primo è introverso, cresciuto in una famiglia oppressiva; il secondo è un ragazzo di strada, spavaldo, libero e selvatico. Tra loro nasce un legame profondo, che si trasforma presto in amore. Ma intorno, il mondo osserva, giudica, condanna. La Sicilia che Fiorello racconta non è cartolina, né folclore: è una terra di bellezza abbacinante e miseria morale, dove la legge del silenzio è più forte di qualsiasi sentimento, dove l’identità sessuale è un tabù che si paga a caro prezzo.

Il coraggio del non detto

Fiorello sceglie uno stile visivo sobrio e poetico, fatto di silenzi, sguardi e dettagli. I dialoghi sono essenziali, quasi pudichi. Molto si lascia intendere più che mostrare, e questo accresce la tensione e la potenza simbolica del racconto. La regia è controllata, mai compiaciuta, capace di evocare più che di spiegare, fedele alla scelta di narrare una storia privata come atto politico. Le interpretazioni dei giovani protagonisti (Samuele Segreto e Gabriele Pizzurro) sono di grande intensità e naturalezza. A colpire è la loro vulnerabilità esposta, il modo in cui i corpi parlano prima delle parole.


🎬 Un’opera prima che lascia il segno

Stranizza d’amuri è un film acerbo in alcuni passaggi, ma straordinariamente sincero. Si percepisce il desiderio di Fiorello di onorare una memoria collettiva sommersa, quella delle vittime dell’omofobia italiana, mai ufficialmente ricordate dallo Stato. In questo senso, il film si inserisce con forza nel solco aperto da Le fate ignoranti o La tenerezza, ma con una specificità storica e territoriale che lo rende unico. Il titolo – tratto dall’omonima canzone di Franco Battiato – suggerisce l’impossibilità di un amore “regolare”, la sua stranezza, la sua bellezza non addomesticabile. E infatti il film non cerca di edulcorare nulla: l’epilogo è tragico, inevitabile, ma non privo di dignità. Nonostante qualche lentezza narrativa e un finale forse troppo didascalico, Stranizza d’amuri è un’opera necessaria, che tocca corde profonde, e che ha il merito di portare un pezzo dimenticato di storia italiana al centro della scena.

Voto: ★★★★☆ (4/5)


Il caso di Giarre, l’Italia e l’omofobia di ieri (e oggi)

Nel 1980, due ragazzi siciliani – Giorgio Agatino Giammona, 25 anni, e Antonio Galatola, 15 – furono ritrovati senza vita in un agrumeto di Giarre, mano nella mano. La pistola era stata consegnata da un parente minorenne. La vicenda fu archiviata come “suicidio” per amore, ma la comunità LGBTQ+ italiana comprese la portata del dramma. Da quell’evento nacque il primo nucleo di quella che oggi è Arcigay.

Ancora oggi, l’Italia non dispone di una legge contro l’omobitransfobia. Il DDL Zan, affossato nel 2021, resta un simbolo di questa mancanza. Eppure, come dimostra questo film, la cultura ha il potere di fare memoria, creare empatia e generare cambiamento. Con Stranizza d’amuri, Fiorello dà voce a chi è stato messo a tacere, e lo fa senza retorica, ma con uno sguardo che lascia il segno. Disponibile su RaiPlay, Stranizza d’amuri è consigliato a chi cerca storie vere, cinema impegnato, o semplicemente un film che riesce a parlare d’amore con onestà.

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