Il ministro delle Finanze israeliano scatena indignazione con frasi “fasciste, omofobe e razziste”, mentre cresce la pressione internazionale.
Bezalel Smotrich, 45 anni, membro di spicco del Partito Sionismo Religioso e ministro delle Finanze nel governo Netanyahu, è finito nuovamente sotto i riflettori per dichiarazioni choc frutto di una conversazione privata ora resa pubblica: “Posso essere una persona di estrema destra, un omofobo, un razzista, un fascista… ma la mia parola è sacra” ha detto, e in tono sarcastico ha aggiunto: “non lapiderò i gay, e tu non mi farai ingoiare gamberetti”. Nel 2015 Smotrich si era già definito pubblicamente “un omofobo orgoglioso” e aveva criticato duramente le comunità LGBTQ, definendo le parate di Pride “peggio della bestialità”.
Un linguaggio che fa male alla reputazione internazionale
La diffusione di queste parole ha scatenato reazioni forti sia in Israele che all’estero. Per molti osservatori, si tratta di un campanello d’allarme sullo stato della democrazia israeliana, che convivendo con un governo ultraconservatore, vede proliferare istanze che attaccano le libertà civili fondamentali.
Pesanti conseguenze diplomatiche
Negli ultimi mesi, il Regno Unito, insieme a Canada, Australia, Nuova Zelanda e Norvegia, ha imposto sanzioni – tra cui restrizioni finanziarie e divieti di ingresso – nei confronti di Smotrich e del collega Ben-Gvir per accuse di incitamento alla violenza contro i palestinesi. Il ministero britannico ha motivato la sua decisione ricordando il suo coinvolgimento anche in dichiarazioni contro l’esistenza dei palestinesi.
Un’estremizzazione preoccupante della politica interna
Smotrich è al centro di un’agenda radicale che include l’espansione massiccia delle colonie nei Territori Occupati e la negazione dell’identità palestinese, sostenuta da poteri estesi in Cisgiordania. Inoltre, alcune delle sue affermazioni più recenti – come l’ipotesi di “conquistare” Gaza o di usare la fame come arma morale – hanno scatenato condanne internazionali, definite come “disgustose” da Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito. A fronte dell’ondata di critica nazionale e internazionale, il governo Netanyahu rimane in bilico: da un lato la stretta coalizione con l’estrema destra (Smotrich incluso) è vitale per la maggioranza, dall’altro il rischio è l’isolamento diplomatico. Londra minaccia ulteriori sanzioni se non verranno corretti atteggiamenti e politiche discriminanti.
L’equilibrio tra libertà e autoritarismo
La vicenda Smotrich pone una domanda centrale: può una democrazia tollerare figure di governo che si dichiarano apertamente razziste e omofobe? La risposta sarà determinante per il futuro della società israeliana, il rapporto con le minoranze – interne e palestinesi – e la reputazione del paese sulla scena globale.
Le dichiarazioni di Smotrich trascendono la contingenza politica, diventano un caso di riflessione sul livello di pluralismo e civiltà nel Paese. Il timore è che dietro estetiche populiste e retorica radicale, si configuri una deriva verso politiche autoritarie che minano i diritti civili, mettendo in discussione il tessuto democratico israeliano.