Zan si sfila dal voto su Von der Leyen: “Europa ambigua sui diritti LGBTQIA+, così non posso sostenervi”

17 Luglio 2025

Il deputato PD non partecipa al voto sulla Commissione europea e chiede atti concreti: “Doveva essere al Budapest Pride, non bastano i video social”.

In una giornata politica già tesa, l’assenza di Alessandro Zan dal voto di fiducia sulla Commissione Von der Leyen ha fatto notizia tanto quanto il risultato stesso. Mentre il Parlamento europeo bocciava la mozione di sfiducia promossa dall’estrema destra, l’eurodeputato del Partito Democratico italiano ha scelto di non partecipare. Un gesto politico, non un caso isolato:

“Non potevo sostenere né l’estrema destra né una Commissione che si è voltata dall’altra parte quando i diritti fondamentali venivano calpestati,” ha dichiarato Zan a margine della votazione.

L’accusa principale? L’ambiguità dell’attuale Commissione europea nei confronti dei diritti delle persone LGBTQIA+, culminata nel silenzio ufficiale dopo il divieto del Budapest Pride da parte del governo ungherese.

L’episodio del Budapest Pride: il nodo irrisolto

Secondo Zan, la Commissione Von der Leyen avrebbe dovuto reagire con forza e coerenza davanti alla scelta di Viktor Orbán di vietare il Pride di Budapest per la prima volta dal 1997. “Una dichiarazione social non è abbastanza. Ursula von der Leyen avrebbe dovuto essere lì di persona, per testimoniare che l’Europa difende i suoi valori anche quando è scomodo,” ha dichiarato. Alla richiesta formale di attivare l’articolo 7 dei Trattati UE contro l’Ungheria, la Commissione è rimasta immobile, lasciando cadere ogni iniziativa concreta.

Diritti umani e fragilità dell’Unione: il bilancio di Zan dalla missione a Vienna

Proprio ieri, Zan ha guidato una delegazione ufficiale del Parlamento europeo in visita alla FRA (Agenzia UE per i Diritti Fondamentali) a Vienna, tracciando un quadro inquietante:

  • Crimini d’odio in aumento in tutta Europa.
  • Legislazioni LGBTQIA+ ancora frammentate.
  • Mancanza di un regolamento unico per il riconoscimento delle famiglie arcobaleno.

“La FRA ci ha mostrato dati allarmanti. Senza strumenti giuridici comuni, l’Europa resta un progetto incompleto,” ha sottolineato Zan, rilanciando la richiesta di sbloccare subito il regolamento europeo sulla genitorialità.

Un messaggio chiaro ai vertici UE: “Chi vuole i voti progressisti, si comporti da progressista”

Nel suo ruolo di capodelegazione LIBE, Zan ha chiesto più poteri e risorse per la FRA e ha sollecitato il ministro danese Hummelgaard, prossimo presidente del Consiglio UE, a rendere prioritari i dossier su genitorialità, diritti delle vittime e contrasto all’odio.

Il significato politico del suo gesto di astensione è chiaro:

“Non si può essere europeisti a corrente alternata. Chi chiede fiducia ai progressisti deve meritarsela. Con atti veri, non con parole o post su X.”

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